Erling Wold, compositore
Comporre musica è una strana ed effimera forma d'arte, poiché costruisce qualcosa a partire dal nulla per arrivare al suono, onda vibrante nell'aria. Ma questa cosa effimera e sconosciuta può in qualche modo toccare nel profondo l'ascoltatore, facendo emergere le emozioni, reazioni piacevoli o sgradevoli ma impossibili da ignorare. Nei film di Hollywood, il potere emozionale della musica e la sua capacità di attraversare le difese dello spettatore sono spesso usati per manipolarlo e trasmettergli a livello inconscio i sentimenti che dovrebbe provare. Ma la musica nei film di Jon è differente. Anche se in essa si concentra gran parte dell'emozione dei suoi film, non si insinua in maniera sottile nell'animo dello spettatore. Infatti, non compare nelle scene più narrative ma prende corpo nel corso delle lunghe scene di “riposo visivo” che sono così care a Jon. La musica, con la narrazione, il paesaggio ed i personaggi, prende parte a un insieme di percorsi paralleli, ciascuno dei quali guida lo spettatore attraverso i vari aspetti della storia.
Ho conosciuto Jon ad una proiezione di Tutti i Vermeer a New York al Pacific Film Archive di Berkeley, in California. Il produttore, Henry Rosenthal, che ho incontrato attraverso il Just Intonation Network anni prima, mi chiamò e mi disse che sarei dovuto venire, che si trattava di un lavoro bellissimo, del quale andava molto orgoglioso. Quando vidi il lavoro, fui come rapito. Amavo il suo aspetto, il suo ritmo, il suo sentire e in particolar modo la musica di Jon English. Era una sorta di film musicale, sia indirettamente, con un sentimento per i ritmi brevi e lunghi, e per l'architettura della scala musicale, sia direttamente, lasciando spazio allo sviluppo musicale che Jon English ha riempito cosi meravigliosamente, specialmente nella ripresa lunga dove la cinepresa si muove tra le colonne di qualche zona di Wall Street.
Alcuni anni dopo, dato che Sure Fire aveva bisogno di essere terminato per il suo debutto al Sundance, Henry mi chiamò mentre ero in una stanza di un hotel per uomini d’affari in Giappone, che aveva le dimensioni di una minuscola scatola per le scarpe, e mi disse che Jon English era troppo ammalato per finire la musica; infatti aveva scritto solamente una corta melodia per pedal steel; che doveva essere in uno stile country e che sarebbe dovuta diventare della giusta intonazione. Ho colto l'occasione al volo. Quando tornai dal Giappone, ebbi una videocassetta del film quasi finito e scrissi la musica molto velocemente, abbozzando una prima sintesi, a partire dalla melodia che Jon English aveva scritto e portando il suo pedal steel a improvvisare con me. Ci furono alcuni brevi incontri con Henry e Jon Jost, nei quali trovarono delle grandi sezioni problematiche e mi chiesero di ripararle, ma principalmente fui lasciato solo per fare ciò che volevo all'interno di costrizioni di tempo e budget. Jon mi disse che c’erano alcune caratteristiche numerologiche importanti del film, attorno al numero 13, che ho adottato nei vari ritmi e nei vari rapporti tonali.
Dato che Sure Fire era completato e dato che Jon ed io passammo più tempo insieme, abbiamo avuto opportunità di lavorare in maniera più rilassata. Ha cominciato a dirmi dei suoi programmi per il film seguente, The bed you sleep in. Jon aveva scritto pezzi del copione e disse che desiderava della musica pronta prima della produzione, in modo che potesse rappresentarla agli attori mentre stavano lavorando. Inoltre mi raccontò una delle sue idee ricorrenti: aveva sempre desiderato della musica che veniva in natural modo dal suono del posto, a volte in maniera impercettibile. Ma voleva inoltre musica reale, non solo suono, così gli suggerii un insieme di strumenti e stili classici popolari ed elettronici.
Durante la produzione del film, John Murphy, che stava registrando sul posto, mi portò nella segheria descritta nel film. Camminando attraverso il laminatoio era come ascoltare una grande composizione futurista/industriale: il suono meravigliosamente denso e riccamente spazializzato. Il suono e l'odore dei laminatoi locali, specialmente l'impianto della Georgia Pacific, erano presenti per tutta la città di Toledo. Il suono dello stabilimento della GP era percepibile in tutte le registrazioni locali, sia interne che esterne.
La fabbrica era situata sulle rive di un tremendo lago chimico, una pozza d'acqua marrone e sporca con fontane che spruzzavano liquido tossico in larghi pennacchi sulla superficie.
La sua presenza mi sopraffece a tal punto che, a un certo punto, decisi di comporre tutta la musica utilizzando i suoni del laminatoio. Alla fine, ho usato una varietà di sorgenti sonore. Qualche musica, soprattutto quella che fa da sfondo alla scena della lettera, è composta quasi interamente da registrazioni campionate e processate del laminatoio fatte da John Murphy durante la produzione. Alcuni di questi campioni sono usati come strumenti in altri pezzi e sono mescolati all’ensemble acustico strumentale.
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